Ho trascorso più di 79 ore su Satisfactory, divise tra PC e Steam Deck, ed è stata un’esperienza tanto affascinante quanto frustrante.
Da un lato, il gioco di Coffee Stain Studios è una meraviglia di complessità, capace di far sentire ogni progresso come una conquista; dall’altro, richiede una pazienza titanica e una tolleranza fuori dal comune per la ripetitività e la mancanza di spiegazioni.
Su Steam Deck: “Giocabile” per chi ha i nervi d’acciaio
Partiamo dalla versione Steam Deck.
Contrariamente a quanto indica Steam (che lo classifica come “Giocabile”), Satisfactory su Deck è praticamente ingiocabile.
Non esiste un supporto nativo per controller, i comandi sono tantissimi e il sistema di input richiede mouse e tastiera per funzionare in modo decente.
Anche le prestazioni non aiutano: tra lag, caricamenti lenti e interfaccia minuscola, l’esperienza risulta frustrante già dopo pochi minuti.
Insomma: Satisfactory non è un gioco da divano — va affrontato su PC con schermo grande, tastiera e tempo libero da sacrificare.
Su PC: potenza e logistica in scala industriale
Su PC, il discorso cambia.
Qui Satisfactory mostra tutta la sua grandezza: la possibilità di costruire fabbriche immense, automatizzare ogni passaggio produttivo e spingersi sempre più lontano alla ricerca di nuove risorse è semplicemente ipnotica.
Ogni nuovo minerale scoperto apre la strada a catene produttive sempre più complesse, con nastri trasportatori, tubazioni e sistemi d’energia che finiscono per coprire intere vallate.
Tuttavia, questa scala immensa diventa presto un’arma a doppio taglio.
La mappa è enorme, e le risorse sono sparpagliate in punti remoti, spesso difficili da raggiungere senza un mezzo sempre disponibile.
Alcuni materiali fondamentali — come l’uranio o i nodi di quarzo — si trovano solo in zone specifiche, costringendo a viaggi estenuanti.
Alla lunga, questa logistica infinita trasforma il divertimento in routine.
Tanti comandi, poche spiegazioni
Uno dei principali difetti di Satisfactory è la scarsità di tutorial e indicazioni.
Il gioco ti lascia esplorare e imparare da solo, il che è stimolante… fino a quando non diventa frustrante.
Molte risorse — come quelle radioattive — le scopri solo morendo; altre richiedono strumenti o moduli che non vengono spiegati in alcun modo.
Il risultato è un continuo “prova ed errore” che, per alcuni, sarà pura gioia; per altri, un esercizio di resistenza mentale.
Un mondo alieno da esplorare (ma anche da sopportare)
Il pianeta su cui si svolge Satisfactory è bellissimo: biomi vari, creature aliene, cascate e foreste luminescenti.
Eppure, dopo le prime ore di stupore, si sente la mancanza di varietà dinamica.
Non ci sono vere minacce o eventi imprevisti: l’unico nemico reale diventa la monotonia.
L’esplorazione serve solo a espandere la fabbrica, e raramente offre sorprese che cambino davvero il ritmo del gioco.




